PRIMA PARTE | L’IDENTITÀ
di Maria Luisa Papa
(Tratto dalla conferenza della D.ssa Maria Luisa Papa durante il Convegno “L’accoglienza dell’alterità nella coppia e nei figli” svoltosi il 15 gennaio 2022 in occasione dell’8vo evento annuale dell’Associazione “Rete Famiglie Adottive”).
Una volta, ventisei secoli fa, chiesero a Confucio: «Maestro nel regno del Sud le cose vanno male, cosa consiglierebbe?». E il saggio rispose: «Ridare alle parole il loro senso originario». Per questo, se voglio affrontare il tema dell’accoglienza dell’altro, dovrei evitare che queste parole finiscano per assumere significati che poi diventano stereotipi nell’uso comune, nelle mode e nei mass media. E allora diamo un senso ad alcune parole.
PRIMA DI INIZIARE: DARE SENSO ALLE PAROLE
Partiamo intanto da cosa si intende con il termine Io, cioè un individuo che, formata la propria identità, percepisce chi gli sta intorno come Altro, cioè differente da sé.
Che cosa è l’identità? Etimologicamente questa parola proviene dal latino identitas, parola costituita da idem (lo stesso) e entitas (entità). Quindi, la parola “identità” si forma da una condensazione che potremmo tradurre “con la stessa entità, con lo stesso essere”.
L’identità equivale, appunto, alla piena somiglianza (a sé stesso) e di conseguenza comporta la differenza tra i suoi simili.
Questo processo avviene attraverso un meccanismo psicologico che è quello dell’identificazione. L’Identificazione è un percorso che ogni soggetto compie nell’arco della propria vita a partire dalle prime esperienze di separazione psicologica dalla propria madre. Numerose sono le identificazioni che, man mano che si assemblano, vanno a costituire la propria identità. Propria identità, che significa quindi divenire sé stesso e non la copia fedele di un modello.
QUALCHE ESEMPIO
Provate a pensare a un bambino o a una bambina che imita i gesti che vede fare ai genitori: vuole per esempio le chiavi della macchina per fingere di aprire uno sportello e mettersi alla guida e partire simulando il rombo di un motore; oppure a una bambina che indossa le scarpe con i tacchi della mamma sentendosi così bella e grande come lei. Man mano che il bambino cresce amplia la scelta di questi modelli da imitare prendendoli non più solo dalla ristretta cerchia familiare, spaziando nella cerchia familiare allargata o in quella del suo mondo scolastico, o ancora, nel mondo dei cartoni animati: può così cercare di imitare un supereroe, un calciatore, una principessa (Elsa, ad esempio) o una ballerina.
ASSUMERE MODELLI IDEALI
In questo processo di copia può delineare anche un modello da copiare che sia provvisto della sommatoria di qualità appartenenti a vari personaggi che ha via via incontrato e ammirato. Finisce cioè per costruire un modello idealizzato. Ad esempio, il bambino che sceglie di diventare un calciatore può inseguire, in questo caso, l’ideale di uno infallibile che, come un super eroe, fa sempre e solo tanti goal e vince tutte le partite. Comincia a giocare a calcio, ma sente impossibile attuare il progetto del calciatore che non sbaglia mai. Può sconfortarsi e addirittura decidere di mollare. Può invece imparare a giocare bene a calcio, rinunciando ad essere come il super campione immaginario, imparando a contribuire al successo della propria squadra. Non farà della vittoria la sua ragione di vita, ma si impegnerà a diventare, attraverso una specifica formazione, un buon giocatore prima e forse un allenatore di calcio poi, mettendosi al servizio di piccoli e giovani aspiranti calciatori. Ha messo in atto il suo progetto di vita, tollerando lo sconforto e adattandosi a un nuovo modello misurato alle proprie capacità. Avrà abbandonato il sogno del super calciatore che non sbaglia mai, ma senza rimpianti né rimorsi né rimproveri, vivrà al meglio la realizzazione del proprio desiderio, farà fruttare le identificazioni che via via ha compiuto nell’arco della sua vita, proprio perché si è allontanato dal modello iniziale di perfezione ideale.
ACQUISIRE L’IDENTITÀ A PICCOLI PASSI
I modelli irraggiungibili e impossibili da materializzare (per esempio il super calciatore), se rimangono come modelli ideali, intesi nel senso di perfetti [1], si costituiscono in quello che la psicoanalisi chiama “processo di idealizzazione”, in cui le qualità e il valore dell’oggetto sono portati alla perfezione. Un’idealizzazione che incombendo con la sua presenza finisce per ricordare all’Io quanto sia diverso da come si era proposto di essere e per questo l’Io si sente al confronto sempre più debole. Questa è l’origine del sentimento di vergogna.
Invece, l’Io diventa forte se è disposto a imparare, sbagliare, accettare insegnamenti e integrare le diverse identificazioni. Cioè, quando liberato dall’idealizzazione, riesce a materializzare il proprio progetto. Per farlo deve essere disposto a lasciar andare il modello idealizzato, cioè a fare il lutto, e poi a tollerare la frustrazione di fronte ad un risultato diverso dalle aspettative.
Possiamo allora affermare che l’acquisizione dell’identità è un processo dinamico: da un lato non termina mai e dall’altro consente modifiche costanti. L’identità possiede aspetti primari invariabili (per esempio quelli ricevuti ereditariamente dai genitori e dagli avi, che non si modificano nel corso del tempo) e aspetti secondari (frutto della relazione con l’ambiente familiare come cerchia ristretta prima e, successivamente, della relazione con l’ambiente culturale e sociale della cerchia allargata, in cui uno vive).
E se ora guardiamo a questa stessa persona dal punto di vista biologico, cosa arriviamo a comprendere? Faccio riferimento alla teoria di Luis Chiozza [2] (psicoanalista argentino) che considera corpo e mente una unità indissolubile come due facce di una stessa medaglia.
Ogni individuo possiede un’identità biochimica che lo caratterizza e lo differenzia non solo dal resto della specie ma anche dai suoi consanguinei. In tutte le cellule nucleari dell’organismo esistono molecole che a mo’ di distintivo, marcano o identificano le cellule di questo organismo di modo che il sistema immunitario le riconosca come proprie. Il sistema immunitario attraverso meccanismi complessi e raffinati ha la funzione di riconoscere il proprio e di difenderlo dall’azione di particelle e/o cellule estranee a questo individuo. La risposta immunitaria si genera grazie agli antigeni che costituiscono la cosiddetta patente di egoicità. Questi antigeni sono sostanze capaci di generare la risposta immunitaria, cioè la risposta che il sistema immunitario mette in atto quando entra in contatto con un agente che riconosce come estraneo, stabilendo perciò ciò che è familiare e ciò che è straniero.
L’integrazione e l’armonia del sistema immunitario producono un processo che costituisce e mantiene l’equilibrio tra tolleranza e intolleranza. Il sistema immunitario, infatti, non può tollerare tutto, perché parleremmo allora di una condizione di immunodeficienza, ma nemmeno eccedere nell’intolleranza: in questo eccesso finirebbe per produrre anticorpi verso sostanze che per la maggior parte delle persone sono innocue. Parleremmo allora di una condizione di allergia.
Possiamo quindi dire che ogni essere vivente, nato da un rapporto sessuale, è un prodotto meticcio in quanto è una combinazione, una mescolanza dell’informazione genetica dei propri genitori e quindi ogni identità biologica implica inevitabilmente un certo grado di meticciato. Quindi siamo tutti meticci (L. Chiozza).
SIAMO TUTTI UN INCROCIO DI ELEMENTI
Perché vi ho raccontato tutto questo? Per ricordarci che ognuno di noi, nessuno escluso è frutto di un incrocio, di una combinazione, di un continuo incontro sia per costituire e mettere in atto il proprio piano genetico, sia per costituire e mettere in atto la propria identità psichica. È inscritta nella nostra storia organica e psicologica, in una parola nella storia di ogni essere umano, quanto siamo frutto di incontri e/o di accoglienza dell’altro. Quindi, come dice Luis Chiozza, sia che raccontiamo dell’identità biologica sia che raccontiamo dell’identità psichica di una persona, stiamo parlando della stessa storia raccontata da differenti vertici di osservazione e con termini differenti. È una storia unica che racconta di un incontro di geni e di un incontro di modelli significativi.
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[1] Papa ML (2018) “A proposito di ideale” da Noi ti adottiamo tu ci adotti Tau Editrice Todi
[2] Chiozza L.(2007) Perché ci ammaliamo Eidon s.r.l. (2013)