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Raccolta di diciotto poesie di Agim Saiti, tradotte in quattro lingue: italiano, romanès, serbo, albanese, in cui l’autore esprime la forza della libertà e la ricchezza della propria identità nonostante il destino migratorio.
Seconda raccolta di poesie di Agim Saiti che segue e completa la prima, uscita per la stessa Collana nel 2014 (n. 7) dal titolo Un Mio ricordo. Un poeta Rom dal Kosovo. Diciotto componimenti tradotti in quattro lingue – italiano, romanès, serbo, albanese – con i quali, si legge nell’Introduzione, «Il destino dell’autore, maestro, musicista, redattore radiofonico in lingua romanès nella Repubblica Socialista di Jugoslavia, profugo di guerra, rifugiato, sembra esplicitarsi nella forza e nella libertà della parola poetica». Una parola comunicata usando lingue diverse, segno forte della ricchezza identitaria di chi scrive e del complesso cammino migratorio realizzato. «Il bello e il brutto, il positivo e il negativo, la gioia e il dolore, la speranza e la paura si alternano e coesistono – si legge nella Prefazione – in un cammino esistenziale che è intriso profondamente di cammini molteplici che avvengono in tempi e spazi diversi».
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