Dio si può incontrare?

Da sempre i magi sono il simbolo di coloro che cercano Dio. La loro storia è raccontata in pochissimi versetti del vangelo di Matteo, eppure è ricca di un fascino continuamente generativo. Sappiamo tutti come va a finire il viaggio dei magi: Dio lo trovano, sì, in quel bambino di nome Gesù. Si prostrano (proskynesis) di fronte a lui non come di fronte al sovrano che afferma la propria divinità, ma di fronte a Dio che afferma la propria miseria. Anche la storia di Mosè e del roveto ardente (amata dal personaggio del pastore Giuda) è raccontata in pochissimi versetti, eppure anch’essa ci tocca profondamente, ci provoca, ci lascia anche indignati. Quando mai abbiamo avuto esperienza o abbiamo sentito parlare di esperienze altrui nelle quali Dio si è presentato in un roveto ardente a qualcuno? Ma quanti di noi vorrebbero sentire la voce di Dio? Ma oggi? Ai magi e a Mosè è andata bene (sempre che sia tutto vero, no?). Ma oggi? La domanda dovrebbe risuonare impertinente e imperante: oggi, dov’è Dio? 

Astro e il pastore è un percorso spirituale. Nel cammino siamo accompagnati, in modo particolare, dai magi (Melchiorre, Gaspare, Baldassarre), da Astro, figlio di Baldassarre e da un pastore di nome Giuda. Sono in viaggio verso Gerusalemme, sono in viaggio per cercare Dio. Ecco: chiave del romanzo è proprio la ricerca di Dio. Le domande che smuovono i nostri cinque sono molteplici e diverse e sempre nuove, ma si possono raccogliere in queste: Dio si può incontrare? Qual è il suo volto? 

Melchiorre è il maestro della comitiva, è molto anziano e prossimo alla morte. È lui che ci suggerisce, sul principio della storia, come intraprendere questo cammino spirituale: per cercare Dio non bisogna ragionare su Dio, ma cercare la relazione con lui, parlare con il tu di Dio. C’è un’altra espressione che ci può guidare: al fine che cos’è comprendere, egli (Melchiorre) aveva conosciuto. Il che ci ricorda come la fede non sia tanto un insieme di nozioni o di regole morali, ma una relazione. La relazione.

Il romanzo vuole anche mostrarci come il punto di partenza possa essere diverso: da un lato abbiamo i magi che cercano Dio dopo aver vissuto l’esperienza straordinaria della mangiatoia. Essi non sono giudei, ma la loro tradizione religiosa parla anch’essa di un salvatore. Dall’altro c’è Astro, influenzato dai racconti di suo padre e dei suoi compagni. Dall’altro ancora c’è Giuda, che scruta il mondo attraverso le Scritture, e dunque la tradizione ebraica. Sono mossi da aspettative e desideri che non sempre vengono soddisfatti. Ma è necessaria, soprattutto per la fede, la delusione che ci permette di uscire dal gioco (dall’essere illusi, in ludo) e guardare la realtà (de ludo, uscire dal gioco). 

Al centro di questo percorso spirituale vi è Gesù, è lui che, fin da subito compare sulla bocca dei magi e delle persone che la nostra comitiva incontra. Questo Gesù provoca e attrae. Ma, per buona parte del romanzo, per i nostri i Gesù potrebbero essere due: Gesù di Betlemme (che i magi incontrarono tempo addietro) e Gesù di Nazareth (di cui vengono a conoscenza per la prima volta tramite il racconto di due fratelli pescatori). Come lettori, certo noi sappiamo già che tra essi vi è corrispondenza. Ma questa discrepanza tra i Gesù, oltre a fungere da procedimento narrativo, ha un valore simbolico-attualizzante.

E ci porta a parlare di un aspetto fondamentale del romanzo: il romanzo, pur essendo ambientato negli anni 30 del primo secolo dopo Cristo, ha la pretesa di parlare di oggi, di raccontare, in realtà, la contemporaneità, il presente, noi. I due Gesù sono l’esempio più semplice di questo rapporto simbolico-attualizzante. E ci chiamano a metterci in gioco. Noi che immagine abbiamo di Gesù? Tante volte capita che ci si relazioni a lui come a un bel bambino pulito che ci rammenta di essere tutti buoni e che va sempre tutto bene (travisando l’immagine presepiale) e ci si dimentica di quell’uomo che si sporcava tra gli emarginati, le pecore smarrite, i peccatori. Eccoci chiamati in causa. L’esperienza dei protagonisti è un modo per provocare la riflessione sulla nostra. 

Perché, sì, loro stanno cercando Dio, ma tu? Tu lo hai cercato? Lo cerchi? E come lo cerchi? Si può incontrare? Qual è il suo volto?