Ebbene sì. A volte, insieme all’amare gli altri con ciò che dico, faccio e scrivo…tendo a voler anche attirare l’attenzione, e ad essere apprezzata. E mi sono chiesta, come posso conciliare l’amare me stessa con l’amare contemporaneamente gli altri? E ho scoperto meglio alcune mie modalità un po’ egoistiche: per esempio, quando do retta alla salvatrice del mondo che è in me; che birichina è spesso pronta a emergere quando le sembra che lei si, davvero ha la risposta giusta, che lei si, sa come correggere gli altri e cosa dovrebbero fare; e che si convince pure che solo con il suo aiuto e le sue critic…ehm i suoi consigli, allora il mondo e ogni essere umano cambierà e “finalmente” farà agirà e dirà come dovrebbe…. Oppure, quando mi convinco che il mio dire, fare agire, debba essere visto, apprezzato, messo in mostra, come priorità. E il punto è che a volte ci metto sopra anche l’etichetta, in buona fede si intende, del “lo faccio/lo dico/ lo scrivo/decido” “solo “per il loro bene, mica anche per essere ritenuta importante, speciale… Un’altra modalità che a volte scelgo, è quando invece mi convinco che ciò che potrei condividere e donare è troppo poco, non importante, non bello, e decido io, per una pseudoumiltà, che ciò che posso donare io non sia utile o bello per gli altri. Ma posso sempre fare qualcosa di diverso. Posso accettare che c’è sempre un “misto” in me, compresa la tentazione di essere vista come persona speciale e brava, e che invece di condannare quel mio “misto”, che poi altrimenti lo condanno anche negli altri, posso semplicemente accettarlo. Posso vederlo come coinquilino nel mio cuore, accettando che sono una creatura… e non l’Onnipotente Creatore. Accettando che Qualcuno permette che io abbia anche tante imperfezioni e aspetti egocentrici, per ricordarmi anche che è Lui, Dio, Colui che è davvero speciale. E che è Lui che salva e risolleva. E che è Lui che sa far passare il Suo Amore anche attraverso i nostri limiti. Posso davvero fare sempre qualcosa di diverso: posso decidere di allenarmi all’umiltà; posso infatti con umiltà accettare di amare e di donare ciò che sono, e contemporaneamente posso accogliere, ascoltare, valorizzare gli altri, posso guardarli e pensarli come un dono, imparando anche da loro, e creando occasioni, collaborando insieme. Passando dal “guarda e ascolta me” al “guardo te e ascolto te”.
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