di mons. Lorenzo Piva
Sabato XXI settimana
Santa Monica, IV sec. Mt 25, 14-30
“…bene servo buono e fedele”.
La parabola presenta le perle regalate a ciascuno, un invito ad avere più paura di restare inerti come il servo vile e scansafatiche che di sbagliare.
La paura ingessa: quante volte si rinuncia a muovere i passi per il timore di sbagliare e finire giudicati. E la madre di tutte le paure è la paura di Dio.
A leggere con attenzione la parabola, si scopre che Dio è tutto fuorché esattore di tasse o contabile che rivuole indietro i talenti con gli interessi.
Dice infatti: “Sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto”. Ciò che i servi hanno realizzato non solo rimane a loro, ma viene moltiplicato.
Nessuna tirannia, dunque. Dio è amore che si espande. Colui poi che consegna dieci talenti non sarà più bravo di quello che ne riporta quattro.
Un talento valeva quasi 30 kg. di metallo prezioso! Valiamo molto davanti a Dio. Molto ci è stato donato, e siamo chiamati a rendere disponibili le nostre qualità per i fratelli.
Ogni talento viene dato da Dio per far crescere le persone ed aiutarle a fiorire e a diventare migliori di quello che sono.
Passare il tempo a lamentarsi di ciò che non si ha, invece di gioire per ciò che si è, è fare un torto alla generosità di Dio e perdere tempo prezioso.