di mons. Lorenzo Piva
Martedì XVIII settimana
San Giuliano Eymard Mt 14, 22-36
“…uomo di poca fede, perché hai dubitato?”.
E come non ricordarla quella notte di uragano e di paura? Pietro, con la sua irruenza, dice a Gesù: “se sei il Figlio di Dio, comandami di venire a te camminando sulle acque”.
Richiesta infantile, un prodigio fine a se stesso, una esibizione di potenza utile a nessuno, nemmeno a Pietro. E infatti il prodigio voluto non si avvera.
Il pescatore di Betsaida misura la propria abilità: scende dalla barca, e inizia a camminare sulle acque, ma, nel momento in cui si pavoneggia, affonda.
Si rivela “uomo di poca fede” perché dubita, ma più ancora perché guarda se stesso e non Gesù il Signore. Dio non ama la prepotenza dei segni.
I miracoli non convertono. Lo sperimenta Pietro: fa dei passi sull’acqua, ma quando tocca la vertigine del prodigio, va giù.
Quando Pietro punta gli occhi su Gesù e sulla sua Parola, può camminare sul mare; quando guarda le onde minacciose o il proprio successo, va a fondo.
La paura non è una buona consigliera. Se si guarda alle difficoltà, o ci si sofferma sui peccati ricorrenti, si dà inizio alla discesa verso il buio.
Forse a Pietro serviva davvero questa paura d’affogare. Un giorno seguirà Gesù attratto dal suo Calvario; farà tacere non tanto il vento e il mare, ma tutto ciò che non è amore.
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