di mons. Lorenzo Piva
Giovedì XVII settimana Mt 13, 47-53
“…il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare”.
Un gesto quasi sacrale, che si ripeteva ogni giorno sul “lago di Galilea” – il lancio delle reti – familiare a molti di coloro che camminavano con Gesù.
Le reti, cariche di aspettative, raccoglievano dal fondo i pesci più diversi, buoni e cattivi, commestibili e non, catalogati in base al concetto di purità legale appreso in sinagoga.
Alla stessa maniera venivano catalogate le persone, quelle ritenute degne di far parte del popolo eletto, e altre giudicate impure e, quindi, da evitare.
Anche dietro a Gesù c’erano discepoli buoni e cattivi; fedeli e stagionali, attratti dalla sua vita e dalla sua Parola o più fragili. E sarà così fino alla fine.
Nella Chiesa la porta rimane aperta a tutti anche se alcuni vivono con insofferenza il fatto che le celebrazioni siano frequentate pure da cristiani giudicati poco seri o fanatici.
Non è saggio dividere il mondo in buoni e cattivi. C’è il rischio di ritrovarsi fuori del recinto. Quanti cristiani ancora pagani, pronti a giudicare con durezza il comportamento altrui.
Il lago di Galilea è immagine della Chiesa e del mondo. Gesù è il “padrone di casa”, e solo lui sa giudicare chi è fedele alle cose sante di Dio.
Se c’è un confine, esso passa altrove: è dentro di noi, nelle nostre anime: come avviene per il grano e la zizzania che crescono dentro di noi, e non attorno a noi.