di mons. Lorenzo Piva
Martedì XVII settimana
Santi Gioacchino e Anna Mt 13, 36-43
“…spiegaci la parabola della zizzania nel campo”.
I servi domandano al padrone: vuoi che andiamo a togliere la zizzania?La risposta è chiara: no… per non rischiare di strappare le spighe di grano.
Un conflitto di sguardi: quello dei servi si posa sul male, quello del padrone sul bene. Dio ripete infaticabile: guarda al buon grano di domani, non alla zizzania da estirpare.
La gramigna è secondaria, pensiamo al buon seme. Davanti a Dio una spiga di buon grano vale più di tutta la zizzania del campo, il bene è più importante del male.
La morale del Vangelo, infatti, non è quella della perfezione – l’ideale assoluto e senza macchia – ma quella umile del cammino e della fecondità.
La parabola invita a liberarsi dai falsi esami di coscienza negativi, dallo stilare il solito lungo elenco di ombre e di fragilità, poi sempre eguale.
La coscienza deve scoprire prima di tutto ciò che di vitale, bello, buono, promettente, la mano di Dio ha seminato: il giardino affidato alla nostra cura.
Non sono stato creato a immagine del “nemico” e della sua notte, ma a immagine del Creatore e del suo giorno. Per gonfiare la farina serve un pizzico di lievito di Vangelo.
Preoccupati del buon seme, ama la vita, proteggi ogni germoglio, sii paziente con le creature e anche con te stesso. E tutto il tuo essere fiorirà nella luce.