di mons. Lorenzo Piva
Lunedì XVI settimana Mt 12, 38-42
“…una generazione malvagia e adultera pretende un segno”.
Massa e Meriba sono località che ricordano l’incredulità del popolo ebreo mentre era nel deserto; e nessuno di loro entrò nella Terra promessa.
C’è chi non si accontenta mai. Vorrebbe avere sempre nuove conferme. Ma allo smemorato che brucia uno dopo l’altro i segni quali altre opportunità possono venire offerte?
La bramosia di segni è sintomo di insicurezza e fragilità. Solo chi si decide una volta per tutte ad amare non pretende segni. Li accoglie come dono.
Dice il Signore: credete forse che io mi comporti come gli stregoni abituati a imbrogliare i propri fans con segni urlati, ma del tutto illusori?
C’è chi vorrebbe far collezione di segni, da porre nella galleria dei ricordi. Ma Dio li dona a chi non li pretende ed è disposto a camminare nella penombra.
“Questo per voi è il segno”, dicono gli Angeli ai pastori a Betlemme: un Bimbo in una mangiatoia. I segni firmati da Dio sono in controtendenza rispetto alle aspettative.
Invece di un segno eclatante, dà un piccolo segno; invece di un Dio tremendo, un Bambino tremante; invece che potente, un bimbo tra un bue e un asino
Dio regala segni… ma segno definitivo è Gesù morente in croce. Servono occhi di fede per leggere un tale segno di potenza e impotenza di Dio.