Buona vita piccolina

di Monya Ferritti

Le immagini di ieri all’aeroporto della bambina bionda saltellante, recuperata in Ucraina e tenuta per mano dall’ispettore dello Scip e dalla pediatra della CRI erano davvero emozionanti. Non si poteva non fare il tifo per lei, per la nuova vita che l’aspetta.

Questa pagina si occupa di pregiudizi e stereotipi intorno all’adozione e proprio da questo punto di vista voglio leggere tutta questa vicenda.
 
Ogni volta che c’è un abbandono e un bambino in stato di necessità, e questa volta la cronaca lascia senza parole, le chiacchere live con amici e colleghi e quelle da social seguono, pressoché, un solo registro, quella della commozione unita al giudizio e alle sentenze, senza mai pensare alle conseguenze di quello che si sta facendo e dicendo. Ci sono molti temi in ballo e provo a dare ordine.

Basta etichettare i bambini. Tutto quello che è capitato attorno alla bambina sta polarizzando (come se ce ne fosse il bisogno) il discorso sulla GPA. Non entro nel merito del dibattito, ma sicuramente mi schiero contro i titoli, i commenti, gli articoli, gli appellativi che dicono che questa bambina (e tutti gli altri nati con GPA) sono/non sono oggetti, comprati, pacchi Amazon, sfizi, giocattoli e tante altre definizioni che sicuramente avrete letto. Bene, direi di cambiare linguaggio. Non solo per questa bambina, che davvero non merita di vivere con queste terribili etichette appiccicate addosso, ma anche per tutti gli altri (tanti o pochi che siano non importa) che sono nei nostri asili e nelle nostre scuole e sanno come sono nati e leggono cosa si pensa (davvero) di loro proprio con questa vicenda. Il dibattito e i commenti staranno investendo loro e le loro famiglie. Si deve separare la propria posizione etica sulla GPA (qualsiasi sia) da quella sui bambini che sono nati con GPA. Lo dico soprattutto ai genitori adottivi che più di altri sanno quanto possano pesare le etichette sociali sui propri figli.

Ogni volta che c’è un bambino abbandonato in maniera eclatante (cioè che finisce in cronaca) si forma sempre una fila di salvatori eroici che chiedono di poterlo adottare. E’ capitato anche in questo caso. Non solo la presidente dell’Associazione Luca Coscioni lo ha fatto con una dichiarazione stampa, ma sono tante le persone che telefonano ai giornali e ai tribunali per chiedere come adottare QUESTA bambina. Più l’abbandono è eclatante (come in questo caso ma anche in tanti casi in cui la vita del bambino è messa in pericolo con abbandoni sulla strada) e più si può stagliare nel firmamento la figura del candidato genitore adottivo eroico che, contro tutto e tutti, si prenderà cura del (povero) bambino abbandonato.
 

Cari candidati genitori adottivi eroici, l’adozione, diversamente dalla GPA – che in Italia è vietata e quindi ovviamente non può nemmeno essere regolamentato l’accesso – ha leggi di riferimento, la 184/83 e la 149/01. I genitori adottivi non si reclutano tra i più veloci a telefonare o con appelli sui giornali. Se davvero questa storia (e le altre storie di bambini a cui vanno garantiti diritti) vi ha fatto pensare all’adozione andate al tribunale per i minori della vostra città e date la vostra disponibilità cominciando l’istruttoria con i servizi.
 

Da presunte interviste fatte a questa coppia leggo che la donna si è tirata indietro subito perché “non la sentivo mia”. E’ evidente quanto la componente genetica (e una mancata elaborazione del processo in atto) abbia probabilmente fatto la differenza. Dico probabilmente perché anche quando è presente non impedisce alle madri (o padri) di allontanarsi dai figli, di abbandonarli concretamente, di far perdere la tracce lasciandoli negli ospedali, all’altro genitore, in una comunità. Per non dire di quando i figli non si abbandonano separandosene ma si fa vivere loro un incubo di maltrattamenti e abusi. La biologia non è sufficiente. E quando si consiglia a chi fa la GPA, di fare piuttosto un’adozione “perché i bambini marciscono negli orfanotrofi”, come se i bambini in stato di adottabilità fossero davvero per le coppie senza figli e non il contrario, penso no, grazie. E’ meglio che non ci pensino all’adozione, non tutti hanno e avranno la struttura per poter adottare e in ogni caso se la biologia non fosse così importante per questa società, anche per voi che siete subito pronti a dare consigli agli altri, a quelli che non riescono a concepirli i figli, avremmo una maggiore eterogeneità di coppie disponibili all’adozione. Non solo, appunto, quelle che ci arrivano dall’infertilità.
 

Poi, dopo 6 anni di lavoro alla Commissione per le Adozioni Internazionali come Commissaria e molti di più con le associazioni familiari adottive “non la sentivo mia” è una frase che ho sentito dire (letteralmente o meno) più e più volte da chi i bambini li lascia negli istituti appena incontrati, li riporta indietro dopo un periodo di convivenza nel paese, torna in Italia per poi lasciarli in un posto di polizia a volte senza passare per casa dall’aeroporto, a volte dopo qualche giorno qui, lasciandoli a un giudice con le loro valige piene di niente, o con dei sacchi neri dell’immondizia. Un abbandono è un abbandono. Non è misurabile. Sia che lo subisci post GPA, sia che lo subisci post adozione o post relazione biologica. Se lo guardi dal punto di vista del bambino.

#IlCorpoEstraneo