La recensione di “State of mind” del libro sul disturbo bipolare

“State of mind”, il prestigioso giornale che si occupa delle scienze psicologiche, il 13 settembre 2021 ha pubblicato una bellissima recensione del libro di Francesca Bisogno, “L’amore non ha limiti. Una mamma, una figlia, il disturbo bipolare e l’amore che salva.“.

Riportiamo qui di seguito la recensione di Elena Ritratti, che si può leggere direttamente sul sito stateofmind.it cliccando qui.

Filo conduttore di L’amore non ha limiti è l’Amore, quello con la A maiuscola, assoluto, autentico, che ha una forza e un potere immensi, perché è un Amore sconfinato, un Amore senza limiti.

Ho una mamma astronauta? Beh in un certo senso sì. La mia mamma […] durante la sua vita ha fatto qualche «viaggio» su un altro pianeta”. Il disturbo bipolare riporta ad un’astronave che riversa la persona che ne è affetta in un’altra dimensione: in questo caso la persona è la mamma dell’autrice, rapita dai sintomi della patologia, in un crescendo di stati che sembrano non conoscere una via di mezzo o che a malapena la sentono. Da un lato uno stato maniacale o ipomaniacale, causa di un’inarrestabile corsa verso mete indefinite: non fermarsi nei pensieri, nelle azioni, nelle parole, negli stati emotivi in una continua escalation, in una sorta di sensazione di onnipotenza e onnipresenza, irrefrenabile desiderio di desiderare che non lascia un attimo di respiro, a tal punto da rendere il soggetto incapace di seguire una logica e incapace di seguire sé stesso. Dall’altro, invece, al contrario, cicli di esistenza dominati dal buio e dalle tenebre della depressione, che rendono la persona bloccata in una staticità senza tempo, senza spazio, senza energie, senza desiderio.

Foto di kalhh da Pixabay

Il libro si rivolge direttamente al lettore, cercando di renderlo partecipe di un vissuto personale, allo scopo di divulgare e condividere uno scorcio importante di vita, come momento di riflessione e di aiuto: una famiglia improvvisamente colta e assediata dai sintomi inizialmente ignoti e incomprensibili di questa “brutta, bruttissima e scomodissima malattia” che colpiscono Elena, una madre descritta come una donna elegante, solare, amorevole e piena di vita che, ad un tratto, comincia a modificare inspiegabilmente il suo modo di essere e di sentirsi, cogliendo assolutamente impreparati i famigliari: una figlia, ancora piccola e bisognosa di cure ed un marito, legato profondamente alla sua donna. È come se improvvisamente ci trovassimo a casa con un’amica che tenta di spiegare in un semplice, quanto straordinario modo di raccontare, il suo devastante vissuto vicino ad una mamma tormentata dalla malattia, un vissuto che, soprattutto nelle prime fasi, quando ancora le cause sono ignote, porta con sé ed alterna momenti di sconforto, frustrazione, grande senso di colpa di una bimba ancora troppo piccola per reagire, una bimba che improvvisamente vede trasformare la sua bella mamma perfetta e piena di amore in una sconosciuta, trasandata, incapace a tratti di controllare i suoi stati e i suoi comportamenti, a tratti completamente assente, sospesa in una sorta di non-esistenza, afflitta dai segni di una sofferenza sconosciuta. Ma quella stessa bambina improvvisamente, una volta svelati da medici competenti, nome, architettura e processi di questa astronave, riesce con una forza davvero indescrivibile a modificare il suo punto di vista, cercando di non farsi sopraffare da sentimenti negativi, una piccola bimba cresciuta in fretta che ritrova la sua mamma, la ritrova e la accetta per come ora la vede, perché, se pur diversa, è sempre la sua mamma.

Qual è il filo conduttore di questa narrazione condivisa? L’Amore, ma quello con la A maiuscola, assoluto, autentico, che ha una forza e un potere immensi, perché è un Amore sconfinato, un Amore senza limiti. Forte è la fede con cui l’autrice insieme al suo caro padre affrontano la malattia di Elena, una fede in Dio che trasforma le tenebre in feritoie, una fede che non inganna, non promette perfezione, ma aiuta a dare un senso anche al buio più totale, trasformando un’esperienza negativa in una nuova possibilità, in una nuova potenzialità. La narrazione non perde mai la sua veridicità, in quanto, durante questo tortuoso cammino, mai si dimenticano il dolore, lo sconforto, la rabbia, la vergogna, il senso di colpa, o mai si dimenticano i salti nel vuoto, le cadute in picchiata verso la tentazione di non credere più, di perdere la fede e il senso della vita. Nulla è semplice, tutto sembrerebbe far desiderare di scappare lontano dal problema, ma poi ritorna Lui, capace, attraverso piccole cose, piccoli gesti, piccoli eventi, di esprimere la sua presenza e mai la sua assenza. E, grazie a questo Amore, ecco la capacità di riconoscere la propria madre o moglie nella sua malattia, di ritrovarla, dopo avere perso le “coordinate del suo cuore”, di riuscire a ricominciare, facendosi strada “nel groviglio di sentimenti, dolore e pensieri”, di perdonare e di perdonarsi, di perdere, ma di rimanere sempre e comunque, anche sulle macerie di una malattia devastante, di saper ringraziare, perché, nonostante tutto, la propria madre, a suo modo, è ancora in grado di amare e di sentirsi amata. Un Amore che disvela una consapevolezza dalle parvenze di un vecchio saggio, che racconta la vera storia dell’essere umano: una storia fatta di ambivalenze, di condivisione di più aspetti e sfumature, che non può inglobare solo una versione, ma che si delinea lungo un continuum tra serenità e tristezza, tra bontà e cattiveria, tra equilibrio e disequilibrio, una vita degna di essere vissuta proprio nella sua imperfezione.

L’Amore, come ben sottolinea Francesca Bisogno, significa amare senza voler nulla in cambio, un Amore che in quanto tale rende perfino la morte non certo un punto di arrivo, ma di partenza per una nuova vita, in una nuova dimensione eterna.

Credo che questa storia sia raccontata con una straordinaria veridicità, in grado di catturare tutti i lettori, anche i più diffidenti e anche i meno credenti: ritengo, infatti, che questo Amore così meravigliosamente celebrato, nella sua unicità, possa essere una guida per chiunque, proprio per la sua essenza. Un Amore senza confini, un Amore che proprio per la sua assenza di barriere può abbracciare ognuno di noi: l’essenza dell’assenza di giudizi, l’essenza ontologica, ma anche ontica di un Amore che salva, un Amore senza pregiudizi, imposizioni, richieste, un Amore davvero senza limiti.